Io non ho paura
ROMA - E' 'Io non ho paura' di Gabriele Salvatores il
candidato italiano all'Oscar. Il regista ha gia' portato all'Italia la statuetta
nel '92 con il film 'Mediterraneo'. La scelta e' stata fatta dalla giuria
dell'Ente David di Donatello. L'ampliamento di oltre 100 nuovi giurati, deciso
quest'anno, aveva suscitato polemiche e la decisione di Pupi Avati di ritirare
il suo film, 'Il cuore altrove' che era nella rosa dei candidati con 'La meglio
gioventu'' di Marco Tullio Giordana, 'La finestra di fronte' di Ferzan Ozpetek,
e 'Buongiorno notte' di Marco Bellocchio. Il film di Avati sara' comunque
iscritto i Golden Globe americani.
QUEI
BAMBINI CHE VINCONO LA PAURA
Hanno avuto un po' di paura, soprattutto di correre nel grano alto, i sei
bambini protagonisti del nuovo film di Grabriele Salvatores, ma la hanno
superata proprio interpretando 'Io non ho paura' tratto dal best seller di
Niccolo' Ammaniti (Einaudi, 300 mila copie). Prima di arrivare nelle sale
italiane, il film era passato in concorso a Berlino. Girato prevalentemente con
la macchina da presa all'altezza degli occhi del piccolo protagonista, a 1 metro
e 33 centimetri, il film prodotto da Colorado e Cattleya con Medusa e la
spagnola Alquimia, vede tra gli interpreti adulti la spagnola Aitana
Sanchez-Gijon, Dino Abbrescia e la partecipazione straordinaria di Diego
Abbatantuono. Musiche originali di Ezio Bosso. ''Il grano - spiego' Salvatores
alla presentazione del film - si usa nelle pubblicita', da' un'immagine di
armonia, di pace. Ma a volte sotto le cose dorate ci sono dei buchi neri. Ho
voluto raccontare anche questo''. E i colori sono abbaglianti, creano grandi
contrasti.
LA STORIA
Nel buco nero, sotto terra, c'e' Filippo (Mattia Di Pierro, 9 anni di Rionero in
Vulture), incatenato ai piedi, ridotto a una larva. A fare questa scoperta
orribile e' Michele (Giuseppe Cristiano, 12 anni, di Foggiano, una frazione di
Melfi), coetaneo di Filippo nel film, in una delle sue scorribande con gli amici
nella campagna del sud nell'estate torrida del 1978. ''Adesso - racconta Mattia
- non ho molte paure, ma quando sono entrato nel buco ne avevo un po',
soprattutto dei vermi, vederli che strisciavano verso di me mi faceva senso. Poi
l'ho superata. Ho imparato le battute, Gabriele mi diceva come comportarmi''.
Anche Giuseppe sottolinea: ''non ho fatto nient'altro che imparare le battute.
Questa era la mia preoccupazione, poi il regista mi guidava''. Adriana Conserva
(Barbara), 10 anni di Cristiano (Taranto) dice: ''avevo paura degli insetti
quando correvo nel grano e poi di andare in bicicletta''. E anche Fabio
Antonacci (Remo) e Stefano Biase (Salvatore) avevano ''paura di correre nel
grano''. Mentre Fabio Tetta (Teschio) dice: ''e' stata una grande esperienza che
miha fatto capire un problema del nostro paese: il rapimento''.
I BAMBINI
Scelti tra 540 bambini sottoposti a provino in Basilicata, e tutti del luogo e
alla loro prima esperienza, i bambini racconta Salvatores ''non era importante
che sapessero gia' recitare ma che avessero gia' dentro di loro qualcosa dei
personaggi. In questo mi e' servita molto la mia esperienza in teatro e la
compagnia teatrale dell'Albero della Minerva mi ha aiutato a farli giocare per
entrare nella parte del film. Io ho cercato di dire come stavano le cose, anche
quelle scomode, che fanno paura. Tutti sperimentiamo l'abbandono, il distacco,
la fame, il freddo. Su queste cose abbiamo lavorato. Con loro ho scoperto, senza
avere figli, cos'e' la responsabilita' dei genitori. Un regista deve assumersi
la responsabilita' di dare sicurezza, come un genitore. E poi sia io che
Niccolo' ci siamo confrontati con la nostra infanzia: Giulia Matturro (Maria),
la sorellina di Michele, assomiglia alla mia e a quella di Niccolo'''.
GIRATO TRA PUGLIA E BASILICATA
Nato in origine proprio come un soggetto cinematografico, il film, girato tra la
Puglia e la Basilicata, racconta le giornate tutte uguali di Michele e i suoi
amici in un'estate degli anni '70 tra molti animali e poca tv in bianco e nero
con Emilio Fede conduttore del Tg1, fino alla scoperta del buco nero e del mondo
degli adulti (i genitori di Michele sono i guardiani di Filippo che e' stato
rapito). Il finale non e' diverso dal libro ma spiega Ammaniti ''rende piu'
chiaro quello che volevo raccontare nel romanzo dove c'e' di piu' l'aspetto
onirico''. Nel film Michele ''perde la sua infanzia - sottolinea Salvatores -
quando torna a guardare nel buco che lo ha spaventato, quando disubbidisce al
padre e quando si identifica con qualcuno che lo spaventa''. Al terzo
adattamento di un libro per lo schermo, Salvatores spiega ''e' un buon momento
per il rapporto tra cinema e letteratura, un vecchio legame. Adesso nelle nuove
generazioni c'e' anche una corrispondenza di visioni, di intenti. Ci sono altri
scrittori con cui vorrei lavorare ma preferisco non fare i nomi''. Lo conferma
Ammanniti che dice: ho difficolta' a scindere il cinema dalla letteratura.
Quando penso a una storia la vedo per immagini, tutta la mia generazione di
scrittori ha vissuto con il cinema accanto. Quasi tutte le storie che ho scritto
sono diventate film e questo credo sia legato al passaggio che c'e' stato a
meta' anni' 90 dalla letteratura minimalista al giallo e al noir''.
01/10/2003
Tratto dal sito Ansa.it