La Storia della Lucania

Liberamente tratto da "BREVE STORIA DELLA BASILICATA di Palma Fuccella"

(ultimo aggiornamento : 01/02/2013 - last update 02/01/2013 )


L'Unita' Nazionale

Comunicazioni e trasporti in Basilicata al 1990.





Le svolte del governo sui temi di politica interna e di ordine pubblico in quel primo decennio unitario, da Rattazzi a Minghetti, determinarono le coordinate di un irreversibile declino sociale ed economico del Meridione. "Tutti sono buoni di governare collo stato d'assedio" aveva detto poco prima della sua morte Cavour e riferendosi ai popoli del Sud aggiungeva: "Io li governerò colla libertà e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le province più ricche d'Italia. No, niente stato d'assedio, ve lo raccomando". Ma se il pensiero di Cavour aveva influenzato enormemente la classe dirigente meridionale dal De Sanctis al De Cesare a Giacinto Albini ad Aurelio Saffi, ben altra era l'aria che si respirava nei circoli conservatori che avevano ormai assunto le redini assolute della politica italiana e dove la parola d'ordine era "dimenticare Cavour" e le idealità del Risorgimento.
Il sopravvento della società laica del nuovo Stato Italiano, che aveva in sostanza incamerato i beni della Chiesa per il dichiarato atteggiamento antiunitario da questa sostenuto, comportò l'esodo di gran parte del clero locale che abbandonò quasi tutte le sedi vescovili della Basilicata, dimentico ormai della tradizione democratica cattolica che pure aveva contraddistinto tanta parte dei sacerdoti lucani. La proprietà rurale confiscata alla Chiesa venne venduta senza prevedere alcun accesso diretto o beneficio ai contadini; in Basilicata fra il 1866 ed il 1876 furono posti all'asta 51.500 ettari di terra per un valore complessivo di 19 milioni di lire. Le maggiori unità erano allora quelle di Potenza, Matera, Melfi, Oppido, Atella, Tursi e Senise e i beneficiari di quella spartizione avrebbero costituito la nuova borghesia agraria della Basilicata da cui sarebbero emersi anche i nuovi leaders politici. In questa temperie si colloca l'esperienza politica di Giacomo Racioppi; nato a Moliterno nel 1827 egli fu intellettuale illuminato e liberale, perseguitato come cospiratore nell'Italia preunitaria, assunse posizioni contrarie allo stato d'assedio imposto dal governo contro il brigantaggio e nel 1863, in seguito all'ennesima discordia politica, si dimise da funzionario della Prefettura di Napoli facendo ritorno a Moliterno. Erede diretto dell'illuminismo napoletano egli divenne attento osservatore e descrittore del suo tempo e del passato, e le sue ricerche tutt'oggi costituiscono il punto di riferimento cruciale per la storiografia del Mezzogiorno.
Le conseguenze disastrose della politica conservatrice si fecero presto evidenti. In Basilicata, in particolare, il tasso di mortalità infantile era elevatissimo e le condizioni ambientali estremamente degradate per la presenza di vaste zone malariche. Per questi ed altri motivi fra il 1876 e il 1900 ben 180.000 lucani abbandonarono la regione per emigrare al Nord o all'estero, per lo più in America.

L'ultimo intervento di bonifica di fatto portava la firma dei borboni e riguardava il Vallo di Diano, fra Basilicata e Campania, di lì in poi nulla era stato fatto dal governo della "nuova" Italia. I primi studi sulla persistenza della malaria nel Sud, condotti dal dott. Michele Lacava e da Giovanni Pica, fra il 1885 e il 1889, dimostrarono che sui 125 comuni della Basilicata solo nove erano realmente immuni dall'infezione, nella totale assenza di difese ed assistenza sanitaria. 
Del resto la regione mancava di qualunque organizzazione infrastrutturale, la viabilità era scarsa e questo aveva inciso non poco nell'aggravarsi dei fenomeni di delinquenza sociale e nel penalizzare le attività produttive e gli scambi. L'organizzazione dei trasporti per le derrate collegava solo le principali aree produttive della regione, il Vulture e il materano, con i porti pugliesi di Taranto e Bari, ma escludeva il capoluogo e gran parte delle aree interne. Non è un caso, difatti, che proprio a Matera nasceva il primo Istituto di Credito autonomo della regione, la Banca Popolare sorta per impulso del sotto-prefetto Prosdocimi nel 1879; a questa fondazione ne seguirono altre e nel 1888 le banche popolari della regione erano ben 45 e comprendevano circa 14.000 soci.
Negli stessi anni nasceva anche la "Lega Agraria" , sorta per volere di Francesco Paolo Materi, neo deputato e grosso proprietario terriero di Grassano, che intendeva coadiuvare l'attività delle imprese agricole per facilitare le azioni di credito. A testimonianza del rinnovato vigore economico decretato dalla confisca e dalla vendita dei beni della Chiesa; a Potenza, ad esempio, i Branca e gli Scafarelli si aggiudicarono 2.500 ettari di terra spendendo qualcosa in meno di un milione di lire che, se vogliamo, corrispondeva ad un terzo dell'intero capitale versato dai 14.000 soci degli istituti di credito lucani nel 1888.

Documento Originale presente sul sito della Regione Basilicata

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