IL Carnevale in Lucania

Il Carnevale a Rionero in Vulture


'A Sant'Antun, masc'cr e sun" adagio popolare, assai noto presso le popolazioni del Vulture, si annuncia l'inizio del carnevale. Infatti il 17 gennaio, festa di Sant'Antonio Abate, il santo eremita della Tebaide, ha inizio il periodo di carnevale... 

E proprio a Sant' Antonio, che le antiche immagini rappresentavano con la fiamma della carita tra le mani ed il porcellino simbolo della lussuria accucciato ai suoi pie- di, è dedicata la chiesetta, con annessa Casa di Riposo, un tempo "extra moenia" (fuori le mura) ma oggi nel centro abitato di Rionero in Vulture, seppure in periferia. La chiesa di Sant'Antonio Abate, sul cui piazzale e della livelletta sopraelevata nel 1944 della strada statale n. 93, ai svolge, con musica, spari, le immancabili bancarelle, la celebrazione di un solenne rito religioso in onore del San to e la presenza di numerosi fedeli, la festa commemorativa del 17gennaio di ogni anno. Fino a qualche decennio fa, in tale festa c'era l'usanza (in verità poco civile) del tiro da parte di provetti cacciatori e non, all'agnello o al tacchino, come pure la tradizione della benedizione delle greggi e degli animali da lavoro. Altri tempi, altri modi di festeggiare il carnevale, quando bastava procurarsi qual dliè vece hiò abit6.(magari rivoltando qualche vecchia giacca e indossando goffi pantaloni); tingersi il viso con la fuliggine delle pentole e girare casa per casa per portare allegria. Non pochi gruppi di ragazzi e anche di adulti (vestiti "da carnevale") giravano per le strade della cina e s'introducevano nelle case saltando, ballando, cantando e recitando delle strofe e mottetti spiritosi. Si finiva quasi sempre con la strofa "zizz, zizz, zizz, ramm nu cap r za vizizz, e s' n' m' nu' vu' rà ca s' pozza bracita'". E la padrona di casa, assai premurosa, scendeva dalla mazza con una lunga forcina di legno, un pezzo di salsiccia per dar la agli sfacciati "carnevali". Chi non ricorda il gruppo mascherato del noto macchiettista Enrico Brienza (il bidello della locale scuola media "Michele Granata", Ricucc' Calosc', che alla fine di ogni ora di lezione apriva la porta dell'aula, sporgeva la sua grossa testa calva e lucida e pronunciava, stentoreo, il classico "finisi") assai ammirato per le sue esilaranti battute e strofe che facevano tanto ridere grandi e piccini? Sul finire degli anni Sessanta, e anche negli anni Settanta, Rionero in Vulture si è distinto per l'organizzazione nel periodo di carnevale, di Imponenti sfilate in costame variopinti e l'allestimento di mastodontici carri allegorici (grazie al coinvolgimento essenziale delle scuole locali e dei paesi vicini) che nulla avevano da invidiare a quelli più celebrati di Viareggio e di Putignano (alcuni carri provenivano proprio dalla città pugliese). Oggi è tutta un'altra cosa. Vi sono le maschere ed i costumi multicolori, alquanto costosi, dei personaggi più noti dei cartoni animati e della Tv, le sfilate interessano per lo piu' i bambini che schiamazzano per le strade richiamando più la curiosità che l'interesse dei cittadini.

Tratto da "La Nuova Basilicata" del 17 gennaio 1999 - Articolo di Michele Traficante


Torna alla Prima Pagina